domenica 8 maggio 2011

CAPPUCCETTO ROSSO SANGUE: UN TWILIGHT SENZA VAMPIRI

La favola di Capuccetto Rosso la conosciamo tutti, perciò l'uscita al cinema di un film dal titolo "Cappuccetto Rosso Sangue" non poteva che destare curiosità e attesa. 
Il problema è che bisognava tenere conto di un piccolo particolare: il regista, che, in questo caso donna, è Chaterine Hardwicke. Ex architetto e scenografa di successo (ricordo film come "Three Kings" e "Vanilla Sky") è passata dietro la macchina da presa, specializzandosi in film dalle tematiche adolescenziali: " Lords of Dogtown", "Thirteen" e soprattutto lui. Si dai quel film pieno di vampiri e lupacchiotti innamorati. Si, insomma, "Twilight". Ossia la storia di un vampiro che ama una mortale che ama lui, ma non disdegna nemmeno un indiano mutaforme che assume spesso sembianze da lupo. 
Semplice, no? 
Con trama inesistente, il film è stato riempito da una marea di cazzate una dopo l'altra, fra cui cattivoni di turno depressi e rinunciatari, trovate indecenti (i vampiri che luccicano al sole e quando colpiscono una palla da baseball con la mazza producono un rumore identico a quello di un tuono...!) e caratterizzazioni degne dei peggiori teen movies. 
Se, quindi, "Twilight" deluse le aspettative di molti poco informati che si aspettavano un film horror, "Cappuccetto Rosso Sangue" deluderà chi si aspetta un film fantasy
Siamo di fronte alla solita solfa: lei ama lui, lui però è maledetto, il loro amore è tormentato, etc etc.
Insomma, il genere fantasy-horror diventa un pretesto per impacchettare la classica storia d'amore adolescenziale con una struttura narrativa che ricorda molto, se non fotocopia, l'illustre predecessore. Si fa solo a meno dei vampiri: il lupo finalmente diviene protagonista.
E manco a dirlo, il film non vi spaventerà mai, neanche mezzo secondo.
"Cappuccetto rosso sangue", se togliamo il preponderante stile alla "Twilight", risulta essere un misto tra "The Village"(2004) e un giallo qualsiasi di Conan Doyle. A questo si può aggiungere "Solomon Kane"(2009), modello che si palesa con l'arrivo in scena di padre Solomon (ma ti pare...), un invasato e machiavellico cristiano interpretato da Gary Oldman (ah quanti bei soldini), che non risparmierà nessuno per raggiungere il suo scopo: trovare il lupo.
Bella invece la cornice scenografica, un villaggio vivo e pulsante, abitato da una serie di caratteri, ognuno dei quali con una propria dignità e tutti indiziati nella fase investigativa del film, in cui Cappuccetto Rosso cerca di capire chi di loro sia il lupo. Da questo punto di vista la Hardwicke se la cava egregiamente nel mischiare le carte in tavola, garantendo un minimo di suspense
Ultima menzione va per i due protagonisti: Amanda Seyfried e Shiloh Fernandez. Entrambi recitano da cani (anzi, da lupi...). Lei è perennemente mono-espressiva nella sua disperazione. Lui un mono-musone immerso nel risentimento/rabbia. E poi, va bene la rilettura in chiave pop, ma lui vestito come una rockstar proprio nun se po' vedè. 
Che robetta insipida.

Habemus Judicium:
Bob Harris

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