venerdì 29 luglio 2011

GENOVA DIECI ANNI DOPO (PARTE IV): LA CASERMA BOLZANETO



Prima del summit del G8 e delle manifestazioni si era preparato un piano anti-Black block,e la caserma di Bolzaneto era stata individuata come il luogo dove portare i violenti che venivano fermati. Secondo tale pianificazione i fermati sarebbero dovuti passare per la caserma per poi essere trasferiti nelle carceri tradizionali. Peccato che il piano che stato messo su carta non venne mai applicato, al punto che all'interno della caserma ci finirono centinaia di fermati, molti di più di quanto preventivato, per di più non legati al famigerato blocco nero.
Cominciò così una tre giorni in cui la democrazia e  lo stato di diritto venne meno, in cui venne negata l'assistenza legale ed i fermati furono costretti a subire numerose violenze.


Le testimonianze dei fermati:
Secondo le testimonianze dei fermati tra le forze dell'ordine c'era uno stato di euforia vista la possibilità di infierire sui manifestanti. I fermati furono costretti, per ore, a stare in piedi in posizioni che gli agenti definivano del "cigno" e della "ballerina", senza acqua, senza la possibilità di espletare le normali funzioni biologiche (alcuni furono costretti ad urinarsi addosso).  
Testimoni hanno raccontato agli inquirenti di insulti e derisioni di ogni tipo (alcuni sono stati costretti ad abbaiare). Ci furono minacce a sfondo sessuale nei confronti delle ragazze, costrette a sentirsi dire frasi come «stasera vi scoperemo tutte» o «ti piace il manganello»
Altre  furono costrette a spogliarsi ed a fare piroette nude davanti gli agenti. 
Le violenze purtroppo, a detta delle testimonianze, non si fermarono a quelle psicologiche
Si registrarono diversi malori per il lancio di gas urticanti all'interno delle celle.  
Altri furono percossi, presi a calcipugni e manganellate all'interno delle celle, lungo i corridoi (alcuni dei fermati affermarono di esser stati costretti a passare tra due ali di agenti che li insultavano, sputavano e manganellavano), in infermeria e nelle docce . 
Un ragazzo,vittima di un agente più fantasioso, venne costretto a denudarsi ed a fare flessioni mentre veniva manganellato sulle gambe. Un altro affermò che un agente gli prese due dita della mano sinistra, tirò violentemente in senso opposto e con la divaricazione provocò una ferita lacero contusa di 5 centimetri con gli strappò i legamentiUna ragazza a causa del forte stress che stata vivendo inizio a vomitare nella cella, non venne portata in infermeria ma lasciata li con lo scottex  costretta a pulire ed a fare il saluto romano.

Le testimonianze degli agenti:
A parlare di violenze non furono solamente i manifestanti fermati e portati nella caserma Bolzaneto, ed un avvallo giunse anche da due agenti pentiti.
Un ispettore dei Gom, il gruppo operativo della polizia penitenziaria, in un'intervista a "La Repubblica" di qualche tempo fa, disse:
«Ce li consegnavano pestati, sanguinanti, qualcuno piangeva, altri urlavano, altri ancora erano impietriti dalla paura e con gli occhi pesti. Un ragazzo straniero aveva i testicoli rotti [..] non ho mai visto tanto dolore sulla faccia di una persona. Ma noi non c'entriamo nulla: portavamo quei ragazzi in carcere come ci arrivavano dai gabbioni della polizia. Due li abbiamo ricoverati in ospedale».
Sempre su "La Repubblica", un agente del Gruppo operativo mobile di polizia penitenziaria, presente nella caserma quei giorni dichiarò: «Purtroppo è tutto vero. Anche di più. Ho ancora nel naso l'odore di quelle ore, delle feci, degli arrestati ai quali non veniva permesso di andare in bagno. [...] nella polizia c'è ancora tanto fascismo, c'è la sottocultura di tanti giovani facilmente influenzabili.[...]. Quello accaduto alla scuola e poi continuato qui a Bolzaneto è stata una sospensione dei diritti, un vuoto della Costituzione. Ho provato a parlarne con dei colleghi e loro sai che rispondono: che tanto non dobbiamo avere paura perché siamo coperti».

Il processo:
Si apre il processo per i fatti della caserma Bolzaneto con 54 agenti alla sbarra degli imputati.
Il lavoro dei Pm risulta però molto complesso, sono costretti a costruire un' inchiesta costellata da numerose reticenze che impediscono di fare piena chiarezza su tutti gli accadimenti ed i soggetti coinvolti.
Si legge nella motivazione della sentenza I grado: 
«purtroppo, il limite del presente processo è rappresentato dal fatto che, quantunque ciò sia avvenuto non per incompletezza nell’indagine, che è stata, invece, lunga, laboriosa e attenta da parte dell’ufficio del P.M., ma per difficoltà oggettive (non ultima delle quali, come ha evidenziato la Pubblica Accusa, la scarsa collaborazione delle Forze di Polizia, originata, forse, da un malinteso "spirito di corpo") la maggior parte di coloro che si sono resi direttamente responsabili delle vessazioni risultate provate in dibattimento è rimasta ignoto».
Si fa però chiarezza su quei giorni. Sempre nelle motivazioni della sentenza si legge:
«L’elenco delle condotte criminose poste in essere in danno delle persone arrestate o fermate transitate nella caserma di Bolzaneto nel giorni compresi tra il 20 e il 22 luglio 2001 consente di concludere, senza alcun dubbio, come ci si trovi dinnanzi a comportamenti che rivestono, a pieno titolo, i caratteri del trattamento inumano e degradante» e che gli autori «hanno tradito il giuramento di fedeltà alle leggi della Repubblica Italiana e, segnatamente, a quella che ne costituisce la Grundnorme, la Carta Costituzionale, e in una particolare (e si spera irripetibile) situazione ambientale, hanno, comunque, inferto un vulnus gravissimo, oltre a coloro che ne sono stati vittime, anche alla dignità delle Forze della Polizia di Stato e della Polizia Penitenziaria e alla fiducia della quale detti Corpi devono godere, in virtù della meritoria attività quotidiana svolta dalla stragrande maggioranza dei loro appartenenti, nella comunità dei cittadini».
Il tribunale di Genova condanna 15 agenti (con pene dai 5 mesi ai 5 anni), mentre gli altri vengono assolti.
Si giunge al II grado e nel marzo del 2010 i giudici di appello di Genova emettono 44 condanne.
La maggior parte dei reati sono ormai caduti in prescrizione, facendo scaturire solamente un obbligo di risarcimento danni in capo ai condannati. 
Dei 44 solo 7 imputati vengono colpiti penalmente: un assistente capo della polizia a 3 anni e 2 mesi (colui che divaricò le dita del ragazzo strappandogli i legamenti ), 2 anni e 2 mesi sono stati inflitti ad un medico, mentre tre ispettori e due agenti della polizia sono stati condannati ad un anno. 
Le sentenze certificano che a Bolzaneto tra il 20 ed il 21 luglio si presentarono gravi violazioni dei diritti umani e riconoscono la veridicità dei fatti descritti dai fermati. 
Si è fatta giustizia, solo parzialmente però. In Italia difatti, nonostante la firma ad una risoluzione dell'ONU che la obbliga, non ha introdotto nel suo sistema penale il reato di tortura
Ciò ha costretto l'impianto accusatorio dei Pm a ricorrere ad altre fattispecie penali come il reato di abuso di ufficio, del tutto inadeguate a perseguire le condotte verificatesi quei giorni. 
Nel caso in cui il reato di tortura fosse stato introdotto nel nostro ordinamento si sarebbe potuto evitare l'arrivo della prescrizione e le condanne sarebbero state di tutt'altra entità. 
E fu così che le violenze della caserma scivolarono via quasi come se nulla fosse.



Thomas


P.s.
Link agli altri post sul tema:


++AGGIORNAMENTO++ (7 APRILE 2017)
Nonostante Thomas non sia più dei nostri si torna a scrivere in calce a questo post. 
Ieri si è tornati a parlare dei fatti della Bolzaneto e più precisamente al procedimento instaurato dinnanzi Corte di Strasburgo contro lo stato italiano da 6 delle vittime degli abusi. 
Qui si è svolta una risoluzione pacifica, tra questi ultimi ed il governo italiano il quale ha riconosciuto  i casi di maltrattamenti nonché l'assenza di leggi adeguate impegnandosi ad "adottare tutte le misure necessarie a garantire in futuro il rispetto di quanto stabilito dalla Convenzione europea dei diritti umani, compreso l'obbligo di condurre un'indagine efficace e l'esistenza di sanzioni penali per punire i maltrattamenti e gli atti di tortura". 
Il governo si è inoltre impegnato a riconoscere alle vittime un risarcimento ad ognuno di 45000 euro.

Lo staff de L' Iperione


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