domenica 16 ottobre 2011

"DRIVE": QUESTO E' CINEMA!

«Dammi ora e luogo e ti do cinque minuti: qualunque cosa accada in quei cinque minuti sono con te, ma ti avverto, qualunque cosa accada un minuto dopo sei da solo. Io guido e basta!»     
-Il Pilota-

C'è un buon 80% di spettatori paganti che si è presentata nei cinema di tutta Italia (e suppongo di tutto il mondo) con l'idea di vedere un action-movie di cui si parla un gran bene, nonché trionfatore al Festival di Cannes.
E come dare loro torto, vedendo il trailer di "Drive", film diretto da Nicolas Winding Refn, regista ai più sconosciuto, ma che, ne sono sicuro, farà molto parlare di sé in futuro. 
Il taglio del trailer, che volutamente enfatizza la componente d'azione, non è che uno specchietto per le allodole che maschera completamente l'essenza e lo stile della pellicola.
Non ci stupisca perciò che il film in sala proceda fra un mugugno e l'altro dello spettatore medio, innervosito e contrariato dai lunghi silenzi che caratterizzano i 95 minuti del film.
Ho sentito il mio vicino di posto esclamare: «Sto film sembra..sembra..sai quei film..quei film francesi ecco!». Nella sua semplificazione aveva colto l'essenza di Drive: un film di genere, che però predilige un ritmo lento, intervallato da improvvise e brevi accelerazioni.
Una gangster story o, se preferite, un film di supereroi che fa della verosimiglianza il suo punto di forza. D'altronde nella vita di tutti i giorni non si vive in un perenne stato di monotonia interrotto da fugaci e intense emozioni? "Drive" segue perciò la via dell'iperrealismo, già tracciata da film come la saga "Bourne" o, volendo rimanere in tema di eroi, la serie tv "Misfits". E' da tempo che il cinema contemporaneo cerca di rappresentare in modo credibile storie da romanzi di genere.
Altro punto di forza del film è la psicologia dei personaggi che, ancora una volta, risultano credibili e complessi, per quanto concesso in un film di genere.
Da applausi la storia d'amore fra il protagonista e il personaggio interpretato da Carey Mulligan, un concentrato di spontanea e innocente tenerezza, evidente a partire dalla stessa fisicità dei due attori.
Ryan Gosling rappresenta il volto da copertina, bello e talentuoso, della nuova Hollywood. E, per un'artista versatile ed eclettico come lui, il copione del film deve essere sembrata una sfida affascinante ed assai stimolante; ridotta all'osso la recitazione verbale del personaggio, l'interpretazione è affidata alla mimica facciale e alla gestualità. Ne esce alla grande, regalandoci l'immagine di un antieroe chiuso in sé stesso fin quasi all'autismo, timido e gentile, ma anche spietato e animalesco. Buona la prova del resto del cast, compresi Perlman e Brooks, adatti nel ruolo di mafiosi anche se troppo sopra le righe e un po' stereotipati.
Dicevamo dei silenzi carichi di intensità, inseriti in un contesto ovattato, contrapposti a rapide accelerazioni da videoclip. In questi frammenti di azione Refn mostra tutto il suo gusto per il brutale, quasi splatter ( non a caso il suo film preferito è "Non aprite quella porta"), in scene tanto violente quanto naturali nel loro svolgersi.
Lo stile unico del film (a partire dai titoli di testa rosa in corsivo, omaggio '80s) unito ad una colonna sonora davvero azzeccata e particolare (musiche synthpop di artisti semi-sconosciuti) rendono "Drive" un prodotto molto più vicino al cinema indipendente ed autoriale rispetto al classico prodotto blockbuster che il trailer mostrava. 
Risultato: un prodotto ben confezionato, ma anche molto sostanzioso, uno strano incrocio fra "Fast and Furious" e "Lost in Traslation" (di cui riproduce i ritmi e ne replica intere inquadrature). 
Questo è cinema!

Habemus Judicium: 
Bob Harris

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