venerdì 5 maggio 2017

I VACCINI AI TEMPI DELLA POST-VERITA'

Premessa: 
Qualche giorno fa parlavo con alcuni conoscenti di vaccini, una di quelle discussioni in cui il volgo stolto completamente privo di conoscenze scientifiche si erge a ruolo di sapiente ricercatore scientifico. Una serie di cretinerie dette in libertà, sicurezze dogmatiche che si scontrano e si pongono al di sopra di certezze e dubbi scientifici: dove la scienza non arriva ci pensa il primo stronzo che passa e si ferma al bar.
Alla fine eccomi qui a scrivere qualcosa in proposito di vaccini e post-verità (odio questo termine, un abuso linguistico che è andato a sostituire termini più azzeccati come cazzata, falso, stronzata, boiata etc. etc.).

I vaccini ai tempi della post-verità:
"C'è una sentenza che sostiene che il vaccino può causare l'autismo. Ci sono molte persone che stanno portando avanti questa teoria. Ci date la possibilità di verificare? 
[...]Ormai come si mette in discussione il diktat della maggioranza o la posizione generalizzata sei complottista. [...] La gente non fa più vaccini perché purtroppo molte case farmaceutiche, molte posizioni prese dal Ministero della salute e da vari comparti sanitari hanno portato a una profonda sfiducia da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni. [...] Oggi qualunque cosa dicano ti fai quattro domande. Perché te lo stanno dicendo? Forse c'è un interesse dietro a quello? Le case farmaceutiche devono vendere qualche cosa? Si sono trovati un vaccino che non sanno cosa farci e ce lo vogliono somministrare? [...] Forse hanno capito [le persone che non si vaccinano, nds] che in quello che passa c'è parte di verità, parte di interesse, parte di menzogne"

(Senatrice M5S Paola Taverna, in un' intervista a "Piazza pulita", 22 ottobre 2015)


Muovo dalle dichiarazioni che la senatrice Paola Taverna rilasciò il 22 ottobre del 2015 a "Piazza Pulita" (puntata dedicata ai vaccini con la presenza del Ministro della salute Lorenzin in collegamento video) ma sarei potuto partire dalle posizioni assunte da altri politici.
Così, sempre nell'ottobre del 2015 il gruppo del M5S del Parlamento Europeo assunse una dura posizione verso i vaccini sostenendo che le vaccinazioni di massa fossero un "regalo alle multinazionali farmaceutiche", un approccio poco appropriato da sostituirsi con uno sintetizzabile nella formula "vaccinarsi meno vaccinarsi meglio".
In realtà tale visione non è rintracciabile solamente nei 5S (oggi inoltre le linee guida tracciate dal loro capo politico sembrano essere dirette, fortunatamente, in altra direzione); esempio è ciò che è avvenuto a metà dello scorso aprile, quando Zaccagnini, un parlamentare del gruppo MPD , quello formato dai fuoriusciti dal Partito Democratico, organizzò una conferenza dal titolo "Vaccini, l'altra verità" dove si ponevano dubbi sulla salubrità degli stessi.
A questo punto bisogna porsi alcune domande.
Dove sorgono le preoccupazioni che serpeggiano tra popolazione ed esponenti politici?
E sopratutto, c'è un fondamento di verità?
Per capire ciò bisogna fare un salto temporale indietro e tornare al 1998.
In quell'anno, su una delle riviste mediche più autorevoli, "The Lancet", apparve un articolo a firma di Andrew Jeremy Wakefield, medico chirurgo inglese, che prometteva di sconvolgere la visione del mondo scientifico sul ruolo dei vaccini. Dalla sua analisi emergeva un allarme inquietante: la trivalente (morbillo, parotite e rosolia) può causare l'autismo.
Si apriva una possibile rivoluzione copernicana in campo medico: i vaccini che per lungo tempo erano stati considerati la prima forma di prevenzione medica potevano divenire fonte stessa di malattie.
Anni dopo in Italia arrivò una sentenza (quella citata dalla Taverna a "Piazza pulita") emessa nel 2012 dal Tribunale di Rimini. I genitori di un bambino avevano intentato una causa contro l'ASL di Rimini. Oggetto del contendere la manifestazione della sindrome autistica al loro figlio a seguito della somministrazione della trivalente. Fondarono la causa sulla loro testimonianza e sopratutto sulle tesi esposte nel 1998 su "The Lancet" da Wakefield.
Il tribunale si pronunciò in favore dei genitori, certificò il nesso causale tra vaccino ed l'autismo riscontrato nel bambino e condannò l'ASL al risarcimento di una somma pari a 200000 euro. La giurisprudenza riconosceva per la prima volta il dubbio insinuato dal medico inglese, una rivoluzione nel campo del diritto.
Ma allora i vaccini che abbiamo fatto un po' tutti noi sono davvero così pericolosi?
E sopratutto perché perpetrare il loro utilizzo e far correre rischi ai nostri piccoli?
In realtà c'è un però (gigante) in questa storia. Bisogna ricordarsi che viviamo nell'epoca della post-verità (ho deciso di schiaffeggiarmi ogni volta che userò questa parola), un tempo in cui la discussione su un fatto diviene più importante della fondatezza dello stesso.
Trascorrono 3 anni, siamo all'inizio del 2015, e si delinea un revirement giurisprudenziale.
Il Giudice di Appello di Bologna, sconfessa il tribunale di Rimini. La realtà processuale è un'altra.
Viene nominato come Consulente Tecnico il medico Vittorio Lodi e la sua relazione smonta pezzo per pezzo tutta la ricostruzione operata in primo grado: 1) non è attendibile la testimonianza dei genitori per valutare il fatto; 2) c'è una visita pediatrica precedente di un anno rispetto alla somministrazione trivalente, dalla quale era emerso un ritardo nello sviluppo psico-motorio; 3) considera inattendibile le tesi di Wakefield, il nesso causale tra autismo e vaccino trivalente non esiste.
Ma come, qualcuno penserà, ma il medico non aveva fatto quella pubblicazione sull'autorevolissima rivista?
In realtà da quello studio partirono sviluppi assai tristi per il mondo della ricerca medica.
Si aprirono diversi filoni d'inchiesta (non vi tedierò riportandovi tutta la storia nei minimi dettagli, ci sono molte fonti autorevoli sia in inglese che in italiano facilmente consultabili) sia in ambito giornalistico che medico.
Si scoprì che il medico alterò volontariamente i risultati della sua indagine e lo fece per ragioni prettamente economiche. L'obiettivo era quello di permettere ad un avvocato di porre in essere onerose cause contro alcune cause farmaceutiche e di aver garantita la vendita di un vaccino, da lui brevettato, alternativo a quella trivalente di cui aveva dimostrato la pericolosità. "The Lancet" ritirò la pubblicazione e Wakefield venne radiato dall'albo.
Nonostante ciò il falso studio continuò ad avere i suoi effetti provocando un netto calo delle vaccinazioni nel Regno Unito ed in molti altri paesi occidentali (Italia compresa).
Come detto in precedenza la nostra è un epoca in cui tutto può essere smentito, compreso lo smascheramento della frode costruita da Wakefield. Viviamo di complotti e complottisti.
Con lo sviluppo dei social si è data la possibilità ad una massa indistinta di fare informazione direttamente da casa, in assenza della minime conoscenze tecniche.
Ci troviamo dinnanzi a continue distorsioni, che vanno a minare anche ciò che di più solido ci può essere, compresa la stessa scienza. La realtà dei fatti ci dice che grazie alla vaccinazione la mortalità da morbillo nell'arco di tempo che va dal 2000 al 2013 è stata abbattuta del 75% (dati ufficiali dell' OMS). I dati ci dicono inoltre che in Italia a causa della diminuzione dell'uso della trivalente si è avuto un nuovo pericoloso incremento del morbillo (notizia di questi giorni sono i 395 contagi di morbillo nell'ultimo aprile, 5 volte di più rispetto all'aprile 2016).
Ma i numeri interessano a pochi. E poi che diamine, la vaccinazione obbligatoria è un regalo che si fa alla Big Pharma; maledetti lobbisti!
A lor signori basterebbe andarsi a guardare i dati di spesa per la salute in Italia.
Si scoprirebbe, con relativa semplicità, che il costo annuo sostenuti dallo Stato per i vaccini è pari allo 0,3% delle spese totali, molto meno rispetto alle risorse impiegate per la cura delle malattie prevenibili; qui nel Bel Paese spendiamo 1.5 miliardi di euro per le epatiti.
Insomma, le ditte produttrici di farmaci guadagnano di più con i malati che con la prevenzione.
I fatti, e il metodo (scientifico) per accertarli, oggi sembrano però perdere ogni credibilità, siamo in un'epoca di ruoli interscambiabili, in cui tutti sono giornalisti improvvisati e si prendono la briga di creare una molteplicità di verità contrastanti. Un continuo ed allarmante rifiuto del sapere (scientifico, filosofico, giuridico, non importa quale) che appare agli occhi di qualcuno come un' orrenda menzogna creata da un potere costituito da abbattere e da cui fuggire. Lo sviluppo di un pensiero acritico che si appiattisce sulla relatività del dato. Un quadro in cui la politica ha la sua fetta di colpe.
Come disse un personaggio verso cui nutro profondo disprezzo, "una menzogna ripetuta all'infinito diventa la verità".

Ismail

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