mercoledì 12 luglio 2017

"I LOVE RADIO ROCK" (2009) DI RICHARD CURTIS

«Lei è borghese in modo sospetto per piacerle quello che facciamo qui »

E' l'estate 2009 (come passa il tempo, sic) ed a Piazza Vittorio viene allestita un'arena cinematografica da Radio Rock, famosa emittente dell'etere romano. 
Si spengono le luci ed inizia il film. 
Un DJ, il Conte (Philip Seymour Hoffman) mette un disco e dalle casse si sente pompare un riff, un accordo di chitarra discendente a cui seguono delle voci sguaiate: è "All Day And All of The Night" dei Kinks, il terremoto musicale che apriva le porte al lato più duro del rock. 
Sin dalle prime sequenze del film la carica è tanta. 
"I Love Radio Rock" è la seconda fatica da regista di Richard Curtis (del primo, "Love Actually" se ne poteva fare tranquillamente a meno), già sceneggiatore guru della commedia made in UK degli anni '90. Qualche esempio? Firma l'icona  "Quattro matrimoni e un funerale"; scrive per uno dei fenomeni della comicità anni '90, la serie di Mr. Bean; poi appone il suo nome ad altri due successi commerciali: "Il Diario di Bridget Jones" e "Notting Hill".
In "I Love Radio Rock" Curtis abbandona il feticcio Hugh Grant, così come lo sfondo sentimentale, optando per la coralità. 
Siamo nell'Inghilterra del 1966, la scena musicale è in pieno fermento creativo. Cambiano gli stilemi musicali così come i costumi sociali e la morale. La radio di stato, la BBC, rimane però legata ad un approccio conservatore limitandosi a trasmettere solo 2 ore a settimana di musica Pop. A sopperire alle mancanze dello Stato ci pensano però le radio pirata; tra queste c'è Radio Rock, emittente che trasmette musica da una nave ancorata a largo nel Mare del Nord al fine di evitare problemi legali con lo Stato (il film si ispira alla reale esperienza di Radio Caroline).
Al centro della storia troviamo una banda sgangherata e fracassona di DJ, dei paladini della libertà che danno vita ad uno scontro a distanza con il ministro Alistar Dormandy, uomo all'antica che, per salvare il buon costume inglese, cerca di ostacolarli e far chiudere la loro emittente.
All'epoca, su "I Love Radio Rock" lessi numerose critiche negative; Curtis aveva girato un prodotto banale e furbo, robetta mediocre di facile fruizione da vendere alle masse.
Forse sono uno spettatore mediocre. 
Forse sono stato traviato dalla voglia di musica che traspare per tutto il film. 
Fatto sta che "I Love Radio Rock", seppur non annoverabile tra i capolavori del genere, è un esempio di commedia ben riuscita, 2 ore e 15 minuti (si okkay, qualche taglio ci poteva stare) di puro e chiassoso divertimento; una lunga scorpacciata di musica rock (strada facendo incrociamo Kinks, Otis Redding, Hendrix, Turtles, tanto per citarne alcuni) che si innesta perfettamente con la trama e si erge a coprotagonista.
Divertente quindi, ma non solo.
Buono il confezionamento della pellicola che, oltre ad una monumentale colonna sonora, gode di buone trovate registiche (le telecamere a spalla) e di un montaggio egregiamente ritmatoLo stesso si può dire per il contenuto che, dietro i sorrisi, le trovare fuori le righe ed una impressionante quantità di personaggi sgangherati, dà immagine alla rivoluzione delle radio private (vissuta anche qui in Italia negli anni '70 con il fioccare delle talk radio) che hanno cambiato per sempre forma, sostanza e linguaggio del più bello mezzo di comunicazione.

Habemus Judicium:

Ismail

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