giovedì 14 settembre 2017

"ATOMICA BIONDA" (2017) DI DAVID LEITCH

Il nuovo film calci e schiaffi di Charlize Theron ha decisamente un suo perché. 
Dopo l'esperimento da scarico otturato di "Aeon Flux", che già dalla pronuncia del titolo prometteva male, la biondona con lo sguardo da bimba perfida (che tutti vorrebbero sculacciare) torna a menare le mani in una spy story dalla classica ambientazione cold war.
L'attrice sudafricana figura come produttore esecutivo del film e, difatti, neanche per un istante viene data la possibilità di dubitare che sarà lei la protagonista assoluta e indiscussa del film.
Il suo personaggio riprende sicuramente il cliché della donna bionica invincibile, che tanto va di moda nel cinema contemporaneo, ma gli aggiunge più di un tocco di originalità. Se non bastasse lo sguardo magnetico ed intenso della Theron, aggiungiamo il fatto che la nostra atomica è una cinica ma passionale bisex col vizietto del doppio, triplo, quadruplo gioco. Tutto il resto è stile.
Lo stile di Charlize, che, perennemente in posa, sfila maestosamente per tutto il film, addobbata di un completo super-chic diverso ad  ogni cambio di scena; lo stile complessivo del film, che si presenta in una confezione accattivante. 
Riprendendo il consueto revival anni '80 che, ultimamente, impazza un po' dappertutto, la pellicola è un tripudio di musiche della generazione sinth, dai New Order ai 99 palloncini, passando per David Bowie, sempre in mezzo al cazzo (scusa David ma stanno proprio esagerando).
La fotografia riprende invece i cromatismi suggestivi degli ambienti interni tipici del cinema di Refn, contrapposti a freddi e grigi esterni in linea con l'ambientazione berlinese del periodo muro.
Mettendo assieme il pacchetto suono e immagine ci si trova di fronte a un'estetica dalle forme seducenti, che però non vorrebbe confinare in secondo piano la trama.
La narrazione è bella sostenuta fin dall'inizio, le scene di azione davvero ben girate e qua e là sbucano anche dei piani sequenza. 
Ma fondamentalmente sembra che la sceneggiatura stessa si renda conto di essere un pretesto per ribadirci quant'è bella e quant'è brava Charlize e dopo averci guidato verso la conclusione del film senza troppi mal di testa, all'improvviso si ricorda che questa è, teoricamente, una spy story e quindi è necessario che qualcuno debba fregare qualcun altro, il quale deve fregare qualcun altro ancora e così via. Perciò si cimenta in un triplice salto carpiato che, effettivamente mischia le carte in tavola, ma senza alcun motivo strettamente necessario alla trama.
Perciò non siamo sicuramente di fronte a una perla del cinema di spionaggio, ma a un tripudio per gli occhi e per le orecchie, questo si. E, se aggiungiamo personaggi ben caratterizzati, il tutto assieme funziona abbastanza da elevare il blockbuster ad intrattenimento di qualità.

Habemus Juducium:

Bob Harris

Nessun commento:

Posta un commento