mercoledì 8 novembre 2017

"OTTOBRE" (1927) DI SERGEJ EISENSTEIN: I DIECI GIORNI CHE SCONVOLSERO IL MONDO

« ...e un film di Eisenstein sulla rivoluzione »

Sono trascorsi quasi dieci anni da quella notte d'ottobre. Il governo provvisorio post-zarista veniva rovesciato ed i Soviet di contadini ed operai prendevano tutto il potere. 
L'URSS si prepara ad una celebrazione in pompa magna da suggellare con l'opera popolare per l'eccellenza: il cinema.
Le alte sfere del partito scelgono Eisenstein, è lui l'uomo giusto.
Sergej è giovane, ha solo 29 anni, ma è già la figura di spicco del movimento russo: innovatore teorico della settima arte, alle sue spalle ha un capolavoro come "La Corazzata Potemkin" (1925). Gli commissionano il film, garantendogli un'ampia libertà artistica e la messa a disposizione di tutti i mezzi necessari per una grande produzione.
Il risultato: 3800 metri di pellicola che fanno però storcere il naso ai committenti.
"Ottobre" è troppo sperimentale, ha un'esagerata vocazione estetica. Non è nulla di ciò che avevano immaginato dai pragmatici vertici; operosi ometti, questo non lo si può negare, ma dal dubbio gusto cinematografico.
A ciò si aggiunge un altro elemento disdicevole
Eisenstein ha buttato nella mischia gente indesiderata come Trotsky e Zinov'ev; ma i tempi della rivoluzione erano finiti, era iniziata l'epoca dello stalinismo che non avrebbe lasciato alcuno spazio ai nuovi nemici interni, figuriamoci nell'opera nata per omaggiare la giovane nazione.
Morale della favola: i metri di pellicola passano da 3800 a 2200 e la prima proiezione giunge solo nel gennaio del 1928, oramai fuori tempo massimo rispetto alla data simbolo.
Ma scendiamo nel dettaglio ed iniziamo dalla trama.
Siamo a Pietroburgo nel febbraio del 1917; lo Zar viene deposto dal popolo russo, messo in ginocchio dalla fame e dalla guerra, e sostituito da un governo provvisorio a maggioranza liberale.
Ma la caduta del vecchio regime non porta a grandi miglioramenti ed il nuovo esecutivo decide di proseguire le attività belliche creando ulteriore malcontento.
Lenin capisce che i tempi sono maturi, lascia l'esilio svizzero e torna in Russia con l'obiettivo di riorganizzare i bolscevichi e portare avanti il processo rivoluzionario. Si seguono così tutti gli eventi che porteranno alla presa del Palazzo d'Inverno, una struttura documentaristica in cui far compenetrare storia e fiction.
Sono 102 minuti di potenza visiva illimitata, un montaggio frenetico ed impattante che accosta figure contrastanti eppure legate concettualmente tra di loro. Eisenstein mette in pratica il suo montaggio delle attrazioni e scardina l'ordine spazio/tempo: il suo obiettivo è attivare i sensi dello spettatore spingendolo ad una riflessione allegorica sui fatti.
Così il menscevico ed assetato di potere Kerenskij, viene accostato ad un pavone meccanico prima, ad una statua di Napoleone poi.
E cosa dire del dipinto, osservato dal bolscevico nel palazzo d'inverno, che raffigura Cristo intento a benedire il Zar? Associazione dal sapore anticlericale tesa a sottolineare la rottura con la vecchia (e controrivoluzionaria) arte apportata al cinema, nuova espressione delle masse.
Sono tantissime le immagini che si imprimono nella mente dello spettatore: la monumentale caduta della statua dello zar Alessandro III; la sanguinaria repressione delle manifestazioni di Luglio con i ponti di Pietroburgo che si alzano con i cadaveri ancora a terra ed il cavallo esanime che rimane sospeso nell'aria. E' un sovraccarico espressivo che scompone/ricompone la lotta tra il capitale ed il socialismo.
E per i 102 minuti non c'è alcun protagonistaLenin si intravede soltanto, magari coperto da una bandiera rossa mentre parla ai suoi oppure mentre si finge un mezzo vagabondo per non essere arrestato. Al centro della scena ci sono le masse: sono i volti segnati di operai, soldati, operai e contadini ad essere protagonisti.
Tutto ciò non piacque al governo sovietico. Di questo non si può che essere felici. Al posto di una scialba pellicola di propaganda, che oggi vivrebbe di un lontano afflato dal sapore nostalgico, ci ritroviamo questo "Ottobre", film seminale ed esteticamente magnifico, libero dalla retorica degli apparati e carico dell'ideologia di Eisenstein.
"Ottobre" è una stupenda testimonianza artistica di quei giorni che sconvolsero il mondo, una deriva sognante che voleva realmente capovolgere il mondo.

Habemus Judicium:
Ismail

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