lunedì 13 novembre 2017

"NEL GUSCIO" (2017) DI IAN MCEWAN

«Abbiamo costruito un mondo troppo pericoloso e complesso per poterlo governare con il nostro temperamento attaccabrighe. In simili condizioni disperate, cederemo alla deriva sovrannaturale.
Si fa sera in questa seconda Età della Ragione. Siamo stati magnifici, ma ormai è finita. Una ventina di minuti. Clic.
In preda all'ansia, giocherello col mio cordone ombelicale. Mi fa da scacciapensieri.»

E' il 2015 e siamo nella campagna del Gloucestershire.
Qui c'è un cottage dove, da qualche anno, si è trasferito Ian McEwan. La sua caotica ed amata Londra ha lasciato il posto a spazi sconfinati dominati da sinuose provinciali che tagliano campi e prati. Dentro la casa un soggiorno con un divano; Ian chiacchierava amabilmente con la nuora Rosie prossima al parto. Si parla del bambino in arrivo come ovvio che sia e McEwan percepisce la presenza di una terza persona.
Uno spunto interessante, deve aver pensato. Passano un paio di mesi e si lancia nella scrittura (1).
"Nel guscio" è un libro Shakesperiano dal linguaggio ricco e ricercato (un grazie a Susanna Basso per lo splendido lavoro di traduzione) costruito attraverso un lungo flusso di pensieri in cui si prendono e rimpastano gli schemi dell' "Amleto".
A far gola non c'è però il Regno di Danimarca, bensì una palazzina fatiscente dall'altissimo valore economico ereditata da un improvvido padre. Nessun trono quindi ma il marciume è tangibile come non mai: pavimenti collosi, corrimani che si staccano dalle pareti, una coltre polvere lungo le scale, piatti incrostati e sacchi della spazzatura che diventano giardini pensili per le mosche.
Ed inevitabilmente giunge il Dubbio: essere o non essere, amare o non amare, sentirsi o meno conniventi di ciò che accade.
L'azione narrativa viene portata avanti attraverso il solo senso dell'udito, un perenne origliare da parte del narratore, un feto immerso nel caldo liquido amniotico ma già pienamente cosciente. A testa in giù, in attesa del grande giorno, ascolta voci, dialoghi e podcast, degusta vini, immagazzina dati, ragiona, suppone trame e risvolti, immagina colori e fattezze di ciò che lo circonda.
Ben presto scoprirà che il suo futuro non sarà dei più tranquilli: l'anaffettiva madre Trudy ha intrapreso un rapporto fedifrago con lo zietto Claude e nel contempo, questi, si adoperano nella pianificazione dell' omicidio del suo paparino.
McEwan non si inventa nulla, segue itinerari già tracciati, eppure assembla una detective story fresca e cinica, che vive di contrapposizioni e non mostra mai il fianco ai nobili precedenti.
Poteva essere un gran bel buco dell'acqua, invece ci ritroviamo 173 pagine di distacco emotivo che imbriglia la ragione del lettore.
L'audacia paga.

Habemus Judicium:
Ismail




d
Note:
(1) Cfr. Paola Zanuttini, "Ian McEwan, 'Il guscio' e il suo amletico protagonista", in "Il Venerdi"(Link)

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