lunedì 9 aprile 2018

"BALLATA DELL'ODIO E DELL'AMORE" (2010) DI ALEX DE LA IGLESIA

Una risata vi seppellirà, o almeno ci si prova.
Spagna, 1937. Fuori dal tendone gli echi delle bombe fanno tremare le gambe. Dentro due clown cercano di strappare un sorriso ai bambini presenti per fargli dimenticare, anche solo per un attimo, la guerra civile che sta logorando il paese.
In scena irrompe la realtà. Un graduato dell'esercito repubblicano coopta tutti coloro che hanno l'età per imbracciare un'arma. Cambio di sequenza e ci ritroviamo in mezzo ad una carica da selvaggio west, con un pagliaccio che si fa largo tra i fascisti di Franco a colpi di machete.
Granate che esplodono, pistolettate e schizzi di sangue a non finire; il tutto condito con una leggera spolverata di humour nero. Una manciata di minuti e ritroviamo tutti gli ingredienti del cinema di Iglesia, così esagerato, caciarone e grottesco, uno di quei registi che manda al diavolo le mezze misure...Prendere o lasciare, o lo si ama o lo si odia!
Salto temporale e ci ritroviamo nel 1973.
Javier, il figlio del clown col machete, decide di proseguire la tradizione di famiglia e trova un ingaggio come pagliaccio triste, unico ruolo possibile per chi non ha mai avuto un'infanzia. Qui incontra il suo alter-ego, Sergio (Antonio de la Torre), un violento ed alcolizzato pagliaccio scemo; e la compagna di quest'ultimo, Natalia (interpretata da Carolina Bang), una più che mai sensuale e masochista acrobata. Ed ecco a voi servito il più classico triangolo amoroso, che poi di consono in quello che si vedrà c'è ben poco. A fare da contorno al terzetto una colorata ondata di freaks.
Ciò che mette in scena Iglesia ricorda "Il Labirinto del fauno" [LINK] di Guillermo Del Toro; una favola nera, nerissima, un frullato di generi fatto calare all'interno di un contesto storico doloroso, che di tanto in tanto, si affaccia in scena con immagini di repertorio; e qui il franchismo appare sotto una duplice luce, quella della violenza fascista e quella trendy fatta di starlet, lustrini e tuffi al mare, perché si sa, in superficie deve apparire sempre tutto pacificato e normalizzato.
Ed il circo diviene così il palcoscenico della sopraffazione franchista, un germe incontrollato che si irradia tra la popolazione e che porterà ad una vera e propria trasfigurazione dei pagliacci.
Iglesia mette in scena un calderone in cui tutto è ammesso, un caleidoscopio orrorifico, grottesco e visionario, un fumettone pop in dar spazio anche ad un Franco vecchio ed imbolsito (trovata che ricorda l'Hitler tarantiniano nel cinemino francese) intento al tiro al piccione.
"Ballata dell'odio e dell'amore" è un film ipertrofico (si veda anche il finale), è vero, eppure è capace di travalicare il suo caos; è una bestia mutante, che ci porta verso un'essenza che difficilmente ci si può immaginare: una danza macabra e malinconica, la messa in scena di ferite ancora non del tutto rimarginate; non è un caso che sino agli anni 2000 la guerra civile ed il franchismo siano stati il tabù del cinema spagnolo...
La pellicola venne presentata nel 2010 al Festival di Venezia e, tra gli applausi generali, si portò a casa i premi per miglior regia e sceneggiatura. Poi la nostra poco attenta distribuzione, lo lasciò in naftalina per 2 anni e quando uscì non se lo filò nessuno (neanche mille euro di incassi).
Volete un consiglio? Accaparratevi il Dvd, difficilmente resterete indifferenti.

Habemus Judicium:
Ismail

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