lunedì 2 aprile 2018

L'ANGOLO DEL CULT #10: "IL CORVO 2: CITY OF ANGELS" (1996) DI TIM POPE

A due anni dal successo de "Il Corvo"[LINK], quel porcello di Weinstein pensò bene di sfruttare il potenziale brand e mise su l'impalcatura produttiva di un sequel: "Crow 2: City of angels".
In definitiva il peccato fu originale, perché si sbagliò proprio concettualmente l'operazione.
Già, perché la sceneggiatura di David S. Goyer non si discostava quasi per nulla dal primo capitolo e già di per sé non era cosa saggia; poi aggiungiamo che pure le scenografie e l'ambientazione si basavano sull'ossatura del primo e poco fa che si era deciso di ambientare il sequel in una Los Angeles buia ma luminescente: da un lato l'originale con i suoi colori freddi, dall'altro questo colorato di un giallo saturo degno di "Element of crime". Ma sempre stessa sbobba: ambientazione distopica, decadente, ecc ecc... non so più come dirvelo.
E dulcis in fundo, la colonna sonora (ancora) di Graeme Revell, che è esattamente la stessa.... La stessa! Cosa siamo in un film di Bond??
Certo, a sto giro non c'è più il pucci pucci con la tipa che poi viene stuprata e trucidata, ma abbiamo a che fare con un rapporto padre/figlio stroncato. Stroncato da chi? Dall'ennesima combriccola di simpaticoni sociopatici punk, che qui sono più in versione biker (ed è questa una leggera variazione sul tema, anche nel look del protagonista) mentre nel primo erano in versione rocker. 
Già nel primo film simpatizzavamo con Fun boy, T-Bird e compagni, perché oggettivamente sono delle personalità colorite e genuine, fanno scassare dal ridere e, per fare serataccia, sarebbero sicuramente più piacevoli di quel bigotto moralista di Eric Draven, che ti fa la paternale se fumi. 
Stavolta che dire: abbiamo un segaiolo con parrucchino e troppo eyeliner, con l'hobby di girare filmini in videocamera, una cinese anonima che sembra Lucy Liu e, ca va sans dire, fa arti marziali e spara coltelli, un altro capellone qualsiasi e.... e... IGGY!
Oh my god che prestazione! Petto nudo (gilettato) scheletrico, tatuaggi luridi, zazzera biondo platino, stivalozzi speronati e pantaloni di pelle...oooh babyyyy; eppoi quell'aria da instabile guascone che si permette anche il lusso di imitare a Mia Kirschner (lo avreste voluto fare anche voi eh? Ma non ne avete le palle... Jimmy si), con sguardo meravigliosamente lascivo, una fellatio, inumidendosi ripetutamente l'indice. Poesia pura.
Ma per l'epicità dobbiamo aspettare una bella fetta di film, quando si arriva alla resa dei conti e parte l'inseguimento in moto con la Ducati del protagonista. E qui il nostro beniamino, con espressione isterica e allucinata (perché ne ha altre?) si rivolge ad Ashe: "Credi che ho pauraa? Credi che ho pauraaaa???" Fucilata sul serbatoio della moto, bum, sbam, addio Iggy. 
Il capo di questi burloni, Judah (Escariota. Non è uno scherzo! È proprio lui o almeno doveva essere. Non ci credete? Fate caso alla scena in cui Ashe lo manda all'inferno, Judah gli risponde:" grazie ma ci sono già stato e mi è piaciuto") è uno scemo che dovrebbe scimmiottare Top Dollar e già solo per questo non lo si sopporta: ogni volta che apre la bocca sembra che debba dire qualcosa di epocale. Poi ovviamente dice le solite cazzate da cattivo.
Inizialmente si era pensato di resuscitare Top Dollar e renderlo un anti corvo, anch'esso immortale, ma poi, fortunatamente(?), si accantonò l'idea. Si decise allora, in pieno spirito con il more of the same, di spingere sul lato sadico del boss con risultati ancora più esilaranti: di fronte alle sequenze di bondage mistico che intervallano un omicidio e quello successivo, solo qualche borghesuccio si potrebbe scandalizzare per due frustate e un po' di cera sciolta.
Come da idea iniziale, il cattivone lo si rende immortale, dopo che ha bevuto il sangue del corvo morente; ovviamente mossa inutile e fine a se stessa, che poi tanto lo steccano ten minutes later, of course. 
Poi c'è una veggente cieca inutile. Vabbè, passiamo oltre. 
Vincent Perez nella parte di Ashe? Più Pierrot che maschera Dark, funziona perfettamente. È molto meglio di Brandon Lee, perché questo è un signor attore che ha doti espressive e riesce a restituire il lato buffamente sadico, e più fedele al fumetto di O'Barr, del personaggio del vendicatore. 
Anche Mia Kirchner, nella parte di una Sarah cresciuta, ponte di collegamento con il predecessore, è azzeccatissima: quello sguardo abissale rapirebbe chiunque, figurati noi stronzi mediocri che guardiamo i film per svagare la mente, spalmati sul divano come dei coleotteri. 
Bisogna riconoscere che la scelta di abbozzare un'affinità erotica tra i due "buoni", senza che ciò si concretizzi nel canonico atto amoroso, è una scelta raffinata. 
Altro punto a favore è l'interazione padre/figlio che, di per sé, è un'ottima variatio sul tema, e regge in credibilità e dramma, pur esplicandosi in fotonici e striminziti flashback. 
Per il resto bisogna sopportare il fatto che la trama risulti sbrigativa e slegata; é un continuo alternarsi di dialoghi apocalittici, scene di violenza e riempitivi involontariamente comici (la scena della bambina tossica, che appare un paio di volte, rannicchiata e avvolta nel lerciume, in un angolo di strada, vorrebbe rendere l'idea di un degrado sociale, ma sfocia in un siparietto degno di una parodia del neorealismo), che, pur mantenendone alto il ritmo, smorzano l'enfasi sulla narrazione. Sotto questo aspetto pesa la differenza stilistica tra i due film della serie: il tono solenne e prosopopeico del primo aveva il pregio di coinvolgere, mentre quello più sommesso e decadente di questo "City of angels", pur avendo un suo perché, decisamente è scarso di pathos. 
Peccato che su un film del genere sia calata la spada di Damocle di un cult come "The crow". A guardarlo a mente sgombra è un film godibile, meno riuscito del primo (che non era manco quello merce pregiata) ma con alcune idee ed elementi qualitativi. Rivalutatelo e rigustatevelo di tanto in tanto, se non altro per aggiornare la vostra playlist di musica rock di qualità.

Habemus Judicium:
Bob Harris

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