domenica 24 dicembre 2017

L'ANGOLO DEL CULT #5: "UNA POLTRONA PER DUE" (1983) DI JOHN LANDIS

«I negri sono gente molto musicale, vero?»
-Randolph Duke-

Cos'è il Natale?! Ma è "Una Poltrona per Due", che domande! 
Recitava un vecchio detto cinese: "tre sono le cose sicure nella vita: la morte, le tasse e Una Poltrona per Due alla Vigilia di Natale".
Oggi si festeggia il ventennio tondo di programmazione del film di John Landis sulla rete del biscione. È dall'ormai (sigh!) lontano 1997 che Italia 1 si è presa a cuore l'onore di trasmettere la memorabile commedia del regista americano, ormai entrata nell'immaginario comune e, come direbbe la Tyrrel Corporation, questo film è più Natale del Natale.
Ma perché persistere nel mandare in onda un film del genere, considerando che, sul tema natalizio, si sprecano gli esemplari?
Viene poi naturale chiedersi che senso abbia parlare di un film già così radicato e metabolizzato nell'immaginario collettivo. Cercheremo di dare una risposta che valga almeno un dollaro.
A livello sinestestico "Una Poltrona per Due" è l'infanzia, i fritti, lo spumante e gli alberi di Natale con i loro generosi doni, possibilmente voluminosi; è il candore della neve, il freddo pungente e il tepore del focolaio domestico.
Ma soprattutto è l'odore plasticoso dei VHS (UPPD,  in quel mare magnum di cassette, era infilato tra "Grosso Guaio a Chinatown" e "Robin Hood") che girano continuamente dentro il videoregistratore fino a consumarsi.
Eccolo lo sguardo di un bambino, seduto proprio davanti al televisore, rapito da quelle immagini colorate, sensuali e magnetiche, sfiorato da quel leggero turbamento preadolescenziale, di fronte ad una Jamie Lee Curtis luminosa e sbarazzina, che gioiosamente mostra i suoi seni generosi.
La potenza del cinema.
Partiamo dalla coppia perfetta: Dan Aykroyd ed  Eddy Murphy (quest'ultimo pescato dal cilindro della televisione, dopo la dipartita del compianto John Belushi) sono perfetti nell'incarnare quella contrapposizione psico/fisico/sociale sullo schermo. Due comici complementari: uno minimalista e sommesso, l'altro istrionico e perennemente sopra le righe.
Ma un evento (e un avvento) cinematografico del genere non sarebbe stato possibile senza un'alchimia perfetta di tutto il cast, con una Curtis, fino ad allora celebre come Scream Queen, che tra parrucche cotonate, lustrini e gomme americane d'ordinanza, da buona donna vissuta fattasi da sé, prende il suo Amleto senza troppi complimenti o ricorrere a patetiche pazzie.
Ma il merito del successo di "Una Poltrona per Due" sta nella scrittura, nella capacità di contemperare perfettamente tensioni solo in apparenza divergenti. Sta nel genio che costruisce un caleidoscopio colorato fatto di scambi e travestimenti; uno spirito libertario che trova un perfetto punto d'incontro tra la commedia votata al cazzeggio ed alla demenzialità alla "Animal House" e quella parruccona, populista e a lieto fine alla Frank Capra. Il risultato è una satira sociale a vetriolo, poderosa costante della filmografia Landisiana.
That's the New Hollywood, baby!
Perciò la pellicola è tutto un serpeggiare di falso buonismo, che si traduce in una derisione compiaciuta del perbenismo della upper class, della quale mostra tutto il suo cinismo brutale.
"Una poltrona per due" è un'adorabile, furba e spietata commedia quindi, ma è anche minuzia e attenzione al particolare, dalle scenografie ai costumi, fino ai bivi e conseguenti soluzioni narrative.
Per esempio, chi è riuscito a capire al primo colpo la strategia finanziaria architettata dal duo comico riguardante i contratti "futures"? É talmente complessa, per chi non mastica di finanza, che Oliver  Stone se la sogna ancora la notte, per non aver pensato di inserirla in "Wall Street".
Perciò anche quest'anno spacchettiamo questo condensato di risate e stile, che ingolosisce lo spettatore a rispolverarne la visione periodicamente e ricordiamoci, ogni tanto fa bene, che quel bambino è ancora dentro di noi, pronto a meravigliarsi ora come allora.

Habemus Judicium:
Bob Harris & Ismail

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