mercoledì 13 dicembre 2017

"STAR WARS EPISODIO VII: IL RISVEGLIO DELLA FORZA" - DUE ANNI DOPO

Sono passati due anni dalla mia non-recensione sul settimo capitolo di "Guerra Stellari". La mia disavventura che mi impedì di completare la visione è raccontata in quel post e, se avete voglia, andate a rivedervelo (Link).
In attesa dell'uscita prevista tra poche ore dell'ottavo tassello della saga, "Gli Ultimi Jedi", vorrei tornare sul luogo del delitto per concludere un qualcosa che poteva benissimo rimanere così come era, amabilmente incompleto, ma che non rendeva giustizia a una valutazione che si possa definire equidistante fino in fondo.
Ho avuto modo di completare la mia visione nello stesso modo in cui l'avevo spezzata, vale a dire infilandomi in una delle sale in cui proiettavano l'episodio VII e, così come non era mia intenzione iniziale interrompere la visione una prima volta, non era altrettanto mia primitiva intenzione il concluderla in una seconda tornata.
Solo che avevo pagato un truffaldino biglietto per assistere a quello strazio di "Vatican Tapes". Da qui l'idea malsana di fare un cambio in corsa, profittando della promiscuità del multisala, della stessa catena per'altro di quello che mi aveva sputato fuori la prima volta. Infine ho proceduto ad una seconda, stavolta completa ed ininterrotta, visione del film in dvd.
In definitiva "The Force Awakens" è un buon film ed ha anche personalità.
Perché ci vuole personalità per ribaltare i canoni del cinema classico e reazionario, di cui "Guerre Stellari" è sempre stato un paradigma. Prendi il nero e lo fai innamorare della bianca. Prendi il nero e gli fai fare lo stormtrooper con i rimorsi di coscienza e ribelle. Prendi le donne e le fai diventare davvero cazzute. Una diventa il capoccia delle truppe imperiali, l'altra diventa un Jedi in erba, ibrido tra Han Solo e Luke Skywalker.
Resta il fatto che Daisy Ridley con quelle fossette alla George Michael e quella faccia da Disney, suscita ben altre emozioni, rispetto all'aura di epicità e sacralità confacente al ruolo. Forse un miscasting, ma vedremo in futuro (cioè già da stasera).
I vecchi in realtà tornano abbastanza bene, nel senso che un occhio, se non proprio chiuderlo, lo dobbiamo serrare. E comunque, reduci da "Blade Runner 2049", Harrison Ford ce lo teniamo volentieri così com'è in episodio VII, col senno di poi molto più sobrio e basso profilo rispetto alla sua recente esibizione nei panni di Deckard. Si impegna anche abbastanza a recitare e fa ancora la sua porca figura quando ne tira fuori una dopo l'altra come la vecchia canaglia che era; certo la scena d'azione con i mercenari è una pagina di script tra le più tristi della storia del cinema.
Idem con patate per la compianta Carrie Fisher.
Il cattivone funziona alla grande, altroché, e ribadisco i motivi di due anni fa. Per di più quel faccione da pesce lesso ci può quasi stare: quasi nel senso che, in base all'evoluzione che subirà il personaggio, si potrà capire se sarà stata una scelta azzeccata o meno.
Accennando nuovamente al fatto che questo primo capitolo, palesemente introduttivo, è una copia in carta carbone di episodio IV, addirittura stesso plot e stesso svolgimento narrativo, il film, pur non aggiungendo ancora nulla alla saga, è complessivamente dignitoso. Perché poi J.J. lo gira in un modo pazzesco, che Lucas levati proprio prima e levati ancora di più dopo, col tuo bel pc e i fondali prerenderizzati. Tocca qui, è tutto massiccio.
Regia top, effetti visivi e speciali top (a parte Snooke che, si spera, sia solo uno burattino, uno specchietto per le allodole) e musiche revisioniste e nostalgiche allo stesso tempo.
Coinvolge e non stanca, i ritmi sono ben sostenuti e i passaggi a vuoto sono, in definitiva, pochi.
Finale moderatamente gasante.
Una volta corretto il tiro, perciò promuoviamo "Il Risveglio della Forza" e guardiamo con ottimismo all'imminente seguito.

Habemus Judicium:
Bob Harris

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