mercoledì 24 maggio 2017

"LA NOTTE DELLE MATITE SPEZZATE": IL DRAMMA DEI DESAPARECIDOS (PARTE II)


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«Si informa la popolazione che da oggi, 24 marzo 1976, il Paese è sotto il controllo operativo della Giunta di Comandanti Generali delle Forze Armate». 
-1° comunicato della Giunta Militare- 


Parliamo tanto di cinema e fra le varie recensioni che pubblichiamo sul blog, capita di scriverne alcune con lo scopo di andare oltre la mera valutazione artistica dell'opera e scavare più a fondo nel suo significato storico-politico.
Qualche tempo fa facemmo questa operazione prendendo spunto da "La morte e la fanciulla" [Link], film del 1994 di Roman Polanski, per aprire uno spazio tematico dedicato ai desaparecidos ed agli avvenimenti politici che sconvolsero il l'America Latina fra gli anni '70 e '80. Oggi riprendiamo quel percorso, partendo come allora da un film: "La notte delle matite spezzate" (1986) di Héctor Olivera.
***
La Plata, Argentina, 1975.
Un gruppo di studenti delle scuole superiori dà vita a proteste e manifestazioni per ottenere il Boleto Estudiantil, un tesserino studentesco che garantisce riduzioni per l'acquisto di libri didattici e biglietti dell'autobus.
Le rimostranze sembrano aver buon fine: il Boleto viene concesso; nel frattempo dai telegiornali iniziano ad emergere notizie sconcertanti relative a misteriose scomparse di attivisti politici [1].
Passa poco meno di un anno, è il 24 marzo del 1976 ed arriva il golpe: Isabelita Peron, Presidente della Repubblica argentina, viene deposta dall'esercito ed il governo democraticamente eletto è sostituito da una giunta militare con a capo il generale Rafael Videla; e con essa arrivano le prime prime intimidazioni: sospensione di professori, arresti arbitrari e la scomparsa di 3 studenti.
Si giunge così al 16 settembre 1976, la data che segna il punto di non ritorno. Nel cuore della notte uomini incappucciati appartenenti alle forze militari irrompono nelle case di alcuni studenti che parteciparono alle manifestazioni per il boleto. Li sequestrano e di loro si perdono le tracce. Sparisce ogni forma di legalità; i familiari si mettono alla ricerca dei loro cari scontrandosi contro un muro di gomma ed omertà innalzato dalle autorità pubbliche.
Il film di Olivera è questo, il racconto (crudo) della desaparición di molti giovani, rei di attività atee ed antipatriottiche, una cronaca che proietta lo spettatore negli orrori del regime di Videla.
Da un punto di vista artistico il film è tutto tranne che perfetto, non gode della migliore recitazione e la stessa scrittura ha degli elementi che cadono nel retorico e nel grottesco (un esempio lampante sono i carcerieri estremamente stereotipati).
Ma allora perché abbiamo deciso di citare prima e di trattare poi questo film?
Per capire il valore dell'opera bisogna valutare il contesto storico-politico in cui operò Olivera. Le riprese vennero fatte nel corso del 1986, in un clima tutto tranne che pacificato. La giunta militare era stata deposta da meno di 3 anni ed il nuovo governo, per paura di nuovi colpi di coda, aveva emanato due leggi ( la cd. legge del punto finale e la legge dell'obbedienza dovuta [2]) con lo scopo di sollevare dalle responsabilità penali molti di quei militari e poliziotti che perpetuarono torture, detenzioni illegali e desaparición.
Il merito de "La notte delle matite spezzate" è da rintracciare prettamente sul piano civile, essendo tra le prime opere sul tema, nonché importante input di riflessione.


Frammenti di Storia: le matite nel contesto storico-politico argentino
« Prima elimineremo i sovversivi, poi i loro collaboratori, poi i loro simpatizzanti, successivamente quelli che resteranno indifferenti e infine gli indecisi. » 
-Generale Saint-Jean, governatore de facto della provincia di Buenos Aires-

La storia delle matite spezzate rientrava in un contesto che coinvolse buona parte dell'america Latina.
Molti furono i paesi funestati da regimi militari (Uruguay, Cile, Brasile, Paraguay, Etc.) che imposero una durissima repressione fatta di arresti arbitrari, omicidi e torture [3].
In Argentina le forze militari e di polizia, tra il 1976 ed il 1983, sequestrarono, interrogarono e torturarono decine di migliaia di persone. Di questi circa 30000 non se ne seppe più nulla. Si era inaugurata la cd. Guerra Sporca un'operazione volta a minare le fondamenta di tutte quelle organizzazioni politiche, sindacali, religiose e studentesche che potessero interferire in qualsiasi modo con la nuova linea politica.
L'azione, dapprima diretta verso guerriglieri peronisti e comunisti, si allargò a macchia d'olio. Essere bollati come terrorista, marxista ed antipatriota divenne piuttosto semplice. Nelle liste degli scomparsi finivano anche i semplici simpatizzanti di movimenti di opposizione ed argentini che non erano mai stati coinvolti in attività contro il regime.
L'attività governativa di repressione, forte dell'esperienza cilena di Pinochet, si svolse in totale segretezza; coloro che venivano sequestrati da forze militari e paramilitari, non venivano registrati in alcun registro di polizia risultando così semplicemente come scomparsi.
Le ragioni di questa condotta erano molteplici: salvaguardare l'immagine del paese che di li a poco avrebbe anche ospitato i mondiali di calcio (1978), rendere insostenibile l'ondata di terrore percepita dai dissidenti rimasti in libertà e garantirsi un'ampia libertà d'azione nel trattamento dei prigionieri [4].
Per molti dei detenuti, il governo militare optò per voli della morte, una pratica disumana scandita sempre dallo stesso iter; si radunavano i desaparecidos presenti nel centro detentivo; veniva comunicato a loro il trasferimento in un carcere dell'Argentina del sud per il quale si necessitava una vaccinazione; si iniettava ai reclusi il tiopental sodico, un medicinale con cui addormentali. Questi, vivi ma non coscienti, venivano caricati su un camion, portati al più avvicino aeroporto, imbarcate su un aereo per poi essere gettati in mare trovando così la morte.
Verso la fine del 1983 il governo militare, dopo la sconfitta nella guerra delle Falkland e su pressioni sempre più forti della popolazione, fu costretto ad indire delle elezioni. La Conadep (Comisión Nacional sobre la Desaparición de Persona) creata dal presidente argentino Raul Alfonsin, con i suoi rapporti sui desaparecidos, permise l'apertura di processi a capo di circa 2000 appartenenti all'esercito e polizia per la commissione di sequestri, torture ed omicidi.
Come già detto in precedenza però, il governo, per paura di un nuovo golpe, garantì una sostanziale impunità ai criminali, per mezzo di due leggi prima e di un indulto poi. Questa situazione mutò solamente nel 2005, quando la Corte Suprema argentina dichiarò l'illegittimità della legge del punto finale e quella dell'obbedienza dovuta, permettendo la riapertura dei processi.

Habemus Judicium:

Ismail





Note:
(1) Già prima del golpe militare, sotto la presidenza di Isabelita Peron, ci furono numerose scomparse di numerosi attivisti politici (se ne contano circa 500)
(2) Le due leggi fermarono molti dei processi che già si erano avviati. 
La Legge del punto finale prevedeva l'estinzione delle azioni penali rivolte a quelle persone che avessero commesso delitti legati all'azione politica sino al 10 dicembre del 1983. Si escludeva dall'applicazione della legge al sequestro dei figli neonati delle prigioniere dati in adozione alle coppie di militari.
La Legge dell'obbedienza dovuta sollevava la responsabilità dei militari, senza la possibilità di prova contraria A questi due interventi normativi si aggiunse, nel 1989, un indulto che abbreviò le pene comminate da quei processi che non furono bloccati dalle due leggi.
(3) Cfr. Operazione Condor.
(4) La mancanza di notizie spinse le madri degli scomparsi, consapevoli della responsabilità della Giunta, a dar vita ad una protesta silenziosa consistente in una marcia. La più importante si svolgeva ogni giovedì a Buenos Aires a Plaza de Mayo dove le donne portavano con se l'immagine ed il nome del caro scomparso su un cartello od un fazzoletto bianco. 
Anche questa forma di protesta venne repressa dalla giunta; si stima che le donne di Plaza de Mayo sequestrate ed uccise furono 720.


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