lunedì 24 luglio 2017

IPERIONE IN ORIENTE #2: "TOKYO LOVE HOTEL" (2014) DI HIROKI RYUICHI

«Chi finisce in posti come questo lo fa perché ha i propri motivi»

24 ore dentro ed intorno all'Atlas Hotel, albergo ad ore situato a Kabukichō, il quartiere a luci rosse di Tokyo dove uomini e donne si recano alla ricerca di emozioni forti. Una telecamera a mano, quasi tremolante, ci conduce all'interno della vita di alcune coppie costruendo storie che si sfiorano tra di loro.
Toru e Saya, lui receptionist dell'Atlas in bilico tra il sogno di lavorare in un albergo di lusso ed una realtà squallida, lei cantautrice in erba concentrata in toto nel suo lavoro ed alla ricerca di un contratto discografico.
Satomi, donna delle pulizie dell'hotel, che vive in clandestinità con Yasuo, entrambi in attesa che trascorrano le successive 48 ore affinché possa cadere in prescrizione un reato da lui commesso anni prima.
Heya e Cheng-Su, una coppia di immigrati coreani, lei prostituta all'ultimo giorno di lavoro, il permesso di soggiorno in scadenza e la voglia di ritornare a casa. Lui giovane cuoco, all'oscuro dell'attività della compagna e con la voglia di rimanere in Giappone. Due sconosciuti ormai, incapaci di comunicare tra di loro.
A questi si aggiungono una lunga serie di personaggi.
"Tokyo Love Hotel" (in Giappone distribuito con il titolo di "Sayonara Kabukichō"), è un film corale sull'amore, sulla crisi di nervi delle coppie, dei loro sotterfugi, sulla incapacità di comunicare e le pulsioni sessuali.
Di amore, in queste coppie, ne è rimasto ben poco, e lo stesso sesso non ha più alcuna forza vitale: è un meccanismo automatico ed anaffettivo che dietro il godimento mette a nudo le piccolezze dell'animo umano; tutti i protagonisti sono dei mondi a sé, singole individualità che nascondo, a loro stessi ed all'altro, i problemi.
E' un racconto delicato e pieno di malinconia che, agli occhi di noi occidentali, si arricchisce di spunti interessanti sulla società giapponese.
Riappare attraverso alcuni dei protagonisti lo spettro di Fukushima. Ci parla delle sacche di razzismo nei confronti degli immigrati coreani. Delinea una visione straniante del sesso: se le Escort appaiono socialmente accettate, lo stesso non si può dire per chi si prostituisce in strada; l'unico sentimento che si esprime verso esse è una profonda indignazione. Ed ancora, se da un lato le escort possono essere a spasso con un guinzaglio nei corridoi dell'albergo, dall'altro i clienti non possono avere con esse un rapporto completo. 
Piccoli indizi con cui materializzare una società ancorata su rigide e contraddittorie formalità.
L'amore mostrato da Ryuichi è sporco, assente, confuso e malinconico; eppure dietro tutto ciò rimane una speranza che vive e cresce nella condivisione delle piccole cose: è lì che risiede la bellezza dell'amore.

Habemus Judicium:

Ismail

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