lunedì 18 settembre 2017

"IL PARADISO DEGLI ORCHI" E ALTRE STORIE: LA TRIBU' DI PENNAC

«L'epilessia è una malattia comune, benigna, che colpisce persone come si deve, guarda Dostoevskij...» 
-Benjamin Malaussène-

Neanche tre righe e Pennac ci presenta subito l'eroe (?) del romanzo, tale Benjamin Malaussène, di mestiere capo espiatorio dei Grandi Magazzini: è l'addetto alle strigliate del capo dinnanzi ai clienti che si lamentano per il malfunzionamento dei articoli venduti. Il fine della sua mansione? Muoverli a compassione e spingerli a ritirare il reclamo. Manco a dirlo il mestiere gli rimarrà attaccato alle calcagna.
Si girano poche pagine, 4 o 5, ed un suono sordo percuote i nostri timpani: l'esplosione di una bomba risveglia le coscienze del popolo in preda al delirio da shopping pre-natalizio. Un delitto, il primo di una serie, che condurrà alla scoperta degli orrori di un misterioso Tempio del benessere
"Il paradiso degli orchi" è un giallo intricato, ricco di ironia e colpi di scena, una robetta così paracula e ben scritta che è impossibile togliergli gli occhi di dosso.
Benjamin è tutto ciò che non è l'eroe, fa un lavoro da schifo ed è pure modesto, spesso si mette da una parte per lasciare spazio ad un coro di voci sorprendente. Questo perché dietro, attorno e davanti a Ben, c'è una famiglia che raccoglie le stranezze e le doti più incredibili che si possano trovare. Una vagonata di giovinotti/e senza padri e con una madre che fugge continuamente di casa con il nuovo amore della vita, e ritornare, ogni volta, con un nuovo fratellino.
Aggiungiamoci degli arabi affettuosi, una misteriosa guardia notturna serba, un gruppo di poliziotti usciti diretti da qualche serial televisivo degli anni '70, una Zia sensuale che manco Charlize Theron ed un cane puzzolente che ricorda tanto Dostoevskij.
Il risultato è la Tribù Malaussène, un gruppo chiassoso e divertente, in perenne espansione come il socialismo nell'Emilia degli anni '70, che aiuterà il nostro Ben a capirci qualcosa su quello che sta succedendo ai Grandi Magazzini.
Per noi lettori Il Paradiso è freschezza pura con cui sbellicarsi di risate, un contenuto irresistibile scritto con uno stile folle quasi quanto i suoi personaggi, un garbuglio di pensieri e dialoghi che non stancano mai. 
"Il paradiso degli Orchi", seppur sia conclusivo e non lasci nulla aperto, aprirà ad una sequela di copertine coloratissime con personaggi sbilenchi e titoli stralunati: "La Fata Carabina", "La Prosivendola", "Signor Malausséne", più lo spin-off "La passione secondo Thérèse" incentrato su una delle sorelle di Ben.
E negli epigoni il professor Pennac non sfigura mica, a differenza di tanti suoi colleghi che si infognano in cicli di romanzi con schemi via via sempre più ripetitivi e noiosi, inventa e rigenera ciò che c'era, trovando ogni volta il perfetto connubio ironia/suspense.
Il ciclo di Belleville me lo mangiai e provai tanta nostalgia quando finii la serie. Questo pomeriggio sono uscito dalla libreria, felice come un bambino che pregusta di scartare un gioco tanto desiderato ed appena comprato. Ora sulla mia scrivania, mentre scrivo questa recensione, c'è la nuova fatica sulla Tribù, "Il caso Malaussène: mi hanno mentito", uscito pochi mesi fa. 
Visto che fremo di scoprire cosa sia successo negli ultimi 15/20 anni vi lascio, speranzoso che la fantasia di Pennac abbia dato alla luce qualcosa in grado di stupire nuovamente.

Habemus Judicium:

Ismail

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