lunedì 12 febbraio 2018

L'ANGOLO DEL CULT #8: "I GUERRIERI DELLA NOTTE-THE WARRIORS" (1979) DI WALTER HILL


"Se c'è una cosa che non sopporto è il talento sprecato" diceva Chazz Palmintieri in "Bronx" di Robert De Niro. Ed è proprio un peccato che i Riffs, rappresentati durante i 90 minuti di svolgimento de "I Guerrieri della Notte" come una gang cazzutissima, non entrino mai in azione. Ti presentano questo gruppo di teppisti Nigga esperti di arti marziali, superdisciplinati e apparecchiati di arancione come i monaci shaolin: già questo li rende memorabili. Aggiungiamo che sono comandati da tale Masai, il capoccia più  incazzato nero di tutti, che non si toglie l'occhiale da sole neanche (e soprattutto) di notte. Troppe aspettative tradite.
Comunque il film inizia con il concilio universale di tutte le gangs di New York, presieduto proprio dal capo dei Riff, Cyrus. Durante questo mega-raduno, in cui si dovrebbe addivenire ad una pace totale tra i bandidos, Cyrus viene ferito mortalmente da alcuni colpi di pistola esplosi da Luther, capo dei Rogue, soggetto presentato come psicolabile, senza alcuna motivazione: prendere o lasciare.
Luther, da buon infame,dal momento che uno dei suoi membri lo aveva visto sparare, addita come colpevoli i Warriors, la gang del titolo, che in pochi attimi si ritrova contro tutte le bande della città. Nel parapiglia successivo all'intervento della polizia, le bande si disperdono e anche i Warriors ne approfittano per salvare la pellaccia.
Tramite un montaggio molto confusionario (non si capisce bene se la sequenza è frutto di tagli, e non sarà l'unica) parrebbe però che il capo dei Warriors, Cleo, venga seccato.
L'avventura del gruppo a petto nudo e in gilet di pelle marrone, inizia adesso: dovranno attraversare tutta la città per arrivare alla casa base a Conney Island, passando nei territori di appartenenza delle altre gangs, intenzionate a far loro la pelle.
Un film così profondamente post-moderno, curiosamente, deve la sua struttura a un opera storico-classica quale l'Anabasi di Senofonte.
Il perché del successo di una produzione del genere sembra balzare subito all'occhio.
I Guerrieri della Notte è quasi un film di fantascienza nel rappresentare una società degradata fin quasi alla distopia, in cui regna la legge della tribù più forte e la dittatura del branco. Le riprese di una New York desolata e putrida a tal punto da far giungere il lezzo nelle narici dello spettatore, unite a una colonna sonora alla Carpenter (synth e minimal), hanno buon gioco a creare un'atmosfera sinistra e opprimente.
Eppoi tutte quelle bande: Turnbull Ac's, Orphans, Rogue, Riffs, Lizzies, Baseball Furies, Punks, Hurricanes ecc.; sono così colorite e variegate da chiamare, già a prima vista, il merchandise di action figures con le loro fattezze, e si pongono in contrasto rispetto al grigiore della periferia fatiscente dei quartieri della Grande Mela.
Last but not least c'è lei, la violenza, che, a guardarla oggi, è terribilmente  pupazzesca ed edulcorata, ma all'epoca portò ad etichettare il film come VM 18.
Nel mezzo ci sarebbe anche una storia d'amore anche se viene messa in scena più come una storiella da una botta e via. È abbastanza plasticosa e buffa, così come diverse altre situazioni, per non parlare poi di certi dialoghi. Citiamo ad esempio la sequenza della cattura di Ajax: sto tizio è il più ganzo dei Warriors, è lo spaccone/attaccabrighe.
Mentre la gang è in fuga vede una donna seduta da sola in una panchina del parco e pensa bene di mettere da parte l'istinto di sopravvivenza, in favore di quello sessuale e così decide di intrattenersi in un corteggiamento animalesco: la signorina è una sbirra in borghese e tanti saluti ad Aiace. Non ha senso la premessa e non ha senso la dinamica: l'espediente narrativo perciò non convince, ma, anzi, diverte.
Ma è per questo che "The Warriors" è un cult: un film pieno di piccole (o grandi) imperfezioni, tutte ampiamente perdonategli per la sua capacità di creare questo immaginario sconfinato e intramontabile.
La scena finale a Conney Island è leggendaria, la battuta improvvisata da David Patrick Kelly ancora di più. Stay Tuned Boppers.

Habemus Judicium:
Bob Harris

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