giovedì 3 agosto 2017

"BOWLING FOR COLUMBINE" (2002) DI MICHEAL MOORE

« Questo è un gran bel posto dove far crescere i figli, un gran bel posto...»

Un uomo panciuto, fresco correntista, esce dalla North American Bank tutto felice con in mano il grazioso omaggio per i nuovi clienti: un fucile.
Buoni medio-borghesi americani arringano la folla con invettive contro Marylin Manson, South Park e videogiochi, colpevoli di rendere gli U.S.A. il paese statisticamente più funestato dalle stragi da armi da fuoco.
Vedendo oggi "Bowling for Columbine" ci si capacità che, nonostante siano trascorsi ben 15 anni dalla sua uscita, mantiene ancora tristemente intatta la sua attualità.
Il punto da cui muove l'inchiesta del regista americano Micheal Moore è la strage della Columbia High School, una delle più sanguinose ed insensate che abbia colpito il gigante nordamericano. E' il 20 aprile del 1999 e due studenti, Harris e Kebold, si recano a scuola. Seguono il corso di Bowling. Non eccellono nel gioco, mandano quasi sempre le palle sui canali laterali della pista.
Arriva l'ora di pranzo e mettono in atto il loro progetto.
Hanno con sé due fucili a pompa calibro 12 e altre due armi da fuoco 9mm. Si recano nella mensa ed iniziano a sparare ad i loro compagni di scuola uccidendone tredici. Poi si suicidano. Le armi erano state comprate legalmente da una loro amica maggiorenne. I proiettili li avevano acquistati direttamente loro in una ferramenta della zona.
C'è qualcosa che non va negli americani?
Gli americani sono folli per le armi oppure sono folli e basta?
Moore risponde a queste domande con un caustico viaggio nell'America che si difende, un pungente alternarsi di interviste tra i sostenitori del II Emendamento e le associazioni che da decenni lottano per limitare la libera vendita di armi da fuoco. 
"Bowling for Columbine" è un documentario incisivo che gode di passaggi eccezionali.
Memorabile la sequenza che, sulle note di "What a wonderful world", ricorda le connivenze tra gli Stati Uniti e molti regimi dittatoriali; così il passaggio d'animazione che illustra la differenza tra canadesi e statunitensi; oppure l'intervista a Charlton Heston, presidente della NRA.
Un documentario robusto che approfondisce e tanto, spiattellando l'ampio ventaglio di elementi con cui spiegare del perchè di tanta violenza, ed intrattiene; e qui sta il grande merito di Moore, l'aver tolto quel manto polveroso che ricopriva il documentario, rendendolo appetibile al grande pubblico.

Habemus Judicium:

Ismail

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